PFAS E ACQUA POTABILE
AdF sta dedicando grande attenzione, in vista del 2026, anno di entrata in vigore della legge che ne individua i limiti nelle acque potabili, ai cosiddetti PFAS, ovvero un gruppo di composti chimici che comprende diverse migliaia di molecole impiegate da più di 50 anni nell’industria per l’impermeabilizzazione di oggetti e tessuti, nei prodotti antincendio, nella produzione di carta e imballaggi, ma non solo.
AdF nel 2024 ha avviato una campagna di monitoraggio sui PFAS anticipando le tempistiche previste dalla Normativa vigente (D.lgs.18/2023). Il monitoraggio ha riguardato sia le fonti di approvvigionamento, che i punti della rete di distribuzione: in nessun caso sono state rilevate concentrazioni di tali sostanze al di sopra del limite di rilevabilità strumentale, inoltre sono sempre stati rilevati valori inferiori al limite stabilito.
AdF è da sempre impegnata a garantire la qualità e la sicurezza dell’acqua fornita ai cittadini del territorio servito, con la massima chiarezza e trasparenza sui risultati delle migliaia di controlli a cui la risorsa idrica è sottoposta ogni giorno. Proprio per questo si è deciso di creare questa sezione del sito dedicata al tema dei PFAS, anche per rispondere alle domande più frequenti da parte dei cittadini.
FAQ
Cosa sono i PFAS?
Il nome PFAS deriva dall’acronimo inglese di “PerFluorinated Alkylated Substances”, ovvero sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate.
I PFAS sono un gruppo di composti chimici che comprende diverse migliaia di molecole impiegate da più di 50 anni nell’industria per l’impermeabilizzazione di oggetti e tessuti, nei prodotti antincendio, nella produzione di carta e imballaggi, ma non solo.
I PFAS rilasciati in ambiente risultano persistenti e difficili da eliminare per cui sono soggetti ad accumulo nell’ambiente.
I processi industriali in cui i PFAS sono coinvolti sono moltissimi grazie alla loro resistenza e alla loro scarsa affinità sia con acqua sia con i grassi. Si tratta infatti di sostanze idrorepellenti e oleorepellenti.
Dove si trovano?
I PFAS sono presenti principalmente in imballaggi, utensili da cucina, tessuti e cosmetici. A causa del loro ampio utilizzo negli ultimi decenni e alla loro estrema resistenza potrebbero essere presenti in tutte le matrici ambientali.
Quali sono gli effetti sulla salute?
Le ricerche condotte negli ultimi hanno mostrato che una esposizione prolungata a queste sostanze può provocare effetti negativi sulla salute umana. Per questo motivo il legislatore ha previsto l’introduzione della normativa che entrerà in vigore dal 2026 e che stabilisce limiti restrittivi per la presenza di PFAS nell’acqua potabile, al di sotto dei quali si ritiene che non vi siano rischi per la salute.
Quali sono gli effetti sull'ambiente?
I PFAS sono sostanze mobili e persistenti, che presentano rischi non solo per la salute dell’uomo, ma anche per l’ambiente. Queste sostanze si accumulano nell’ambiente dove permangono a lungo negli anni. Inoltre, nonostante i polimeri siano molto stabili, i monomeri che li compongono sono molecole più piccole e volatili, come ad esempio le sostanze contenute negli spray che, raggiungendo l’atmosfera, danneggiano l’ozono.
Quali sono le fonti di esposizione?
L’esposizione umana ai PFAS può avvenire principalmente per via alimentare, per inalazione o ingestione di polveri. Per ridurre l’esposizione complessiva ai PFAS è dunque necessario prestare attenzione soprattutto a ciò che mangiamo, agli oggetti che utilizziamo e all’ambiente che ci circonda, oltre ad utilizzare fonti d’acqua sicure e controllate, consultando i risultati dei controlli effettuati da enti riconosciuti e sottoposti a sistemi di regolazione pubblica.
Cosa prevede la Legge sulle acque potabili?
La Direttiva Europea 2184 del 2020, recepita in Italia con il D.Lgs 18/23, introduce alcuni importanti cambiamenti per migliorare la protezione della salute umana, e fissa i valori limite per nuove sostanze, tra le quali proprio i PFAS, la cui somma, riferita a 24 sostanze indicate nel decreto, non deve superare 0.1 microgrammi/litro (1 microgrammo, cioè 1 milionesimo di grammo, equivale a 1000 nanogrammi). Tale valore deve essere soddisfatto a partire da gennaio 2026.
Per saperne di più
L’impegno di AdF per la tutela della salute e la qualità dell’acqua
Già a partire dal 2024 AdF ha avviato una campagna di monitoraggio sui PFAS anticipando le tempistiche previste dalla Normativa vigente (D.lgs.18/2023).
Il monitoraggio ha riguardato:
- fonti di approvvigionamento, selezionate in base al criterio dimensionale e alla vulnerabilità della risorsa
- punti della rete di distribuzione, selezionati in base alla dimensione del bacino di utenza e alle fonti di approvvigionamento in esso utilizzate
In nessun caso sono state rilevate concentrazioni di tali sostanze al di sopra del limite di rilevabilità strumentale e, quindi, sono sempre stati rilevati valori inferiori al limite stabilito dal D.lgs.18/2023.
Contestualmente AdF ha iniziato a valutare criteri con cui eseguire la valutazione del rischio secondo l’approccio del modello PSA (Piani di Sicurezza dell’Acqua), in base alla quale potranno essere definiti i punti di prelievo e la frequenza dei campionamenti con cui eseguire il monitoraggio PFAS a partire da gennaio 2026, laddove fosse individuata la probabile presenza nelle acque grezze, come previsto dal D.lgs.18/2023.